di Maria Augusta Carpineti, Enrico Franceschi, Franca Maria Franceschi, Giulietta Riva
V Il giudizio di un pittore genovese, il prof. Giorgio Matteo Aicardi, discendente di Emanuele Muzio
Molta della sua attività pittorica la dedicò, come era lodevole uso dei suoi tempi, o per studio o per omaggio ai maestri da lui preferiti, alla riproduzione (in bianco e nero) dei loro capi d’opera, rivelandosi, in questo campo, particolarmente dotato anche per l’assimilazione ai caratteri dell’opera riprodotta...
(Riteniamo utile e doveroso riconoscimento ai suoi meriti dire che i suoi concittadini Voltresi, di lui giustamente orgogliosi, gli intitolarono nel secolo scorso una strada tuttora esistente).
(Esiste oltre a quelli considerati in questo lavoro) un altro gruppo di disegni vari di eccellente fattura, che s’impongono per la sicurezza e l’estemporaneità dei rapidi tratti a penna del contornato, nonché per il senso del volume ottenuto con esemplare semplicità di mezzi.
È evidente la spinta a riprodurre i capi d’opera preferiti con impronta settecentesca.
I lavori vanno considerati per la loro qualità peculiare, la loro innegabile bellezza e la magistrale esecuzione [1].
[1] Da un manoscritto del pittore Giorgio Matteo Aicardi
Venerdì 4 dicembre 2020
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