V ^ parte: Il giudizio di un pittore genovese. Matteo Aicardi, discendente di Emanuele Muzio

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Genova | Cultura e Pittura

V ^ parte: Il giudizio di un pittore genovese
Matteo Aicardi, discendente di Emanuele Muzio

V^ parte Il giudizio di un pittore genovese, il prof. Giorgio Matteo Aicardi, discendente di Emanuele Muzio
Il nobiluomo Emanuelle Muzio fu musico, poeta e soprattutto pittore, studiò e divenne Socio della Accademia Ligustica di Belle Arti, ma...

di Maria Augusta Carpineti, Enrico Franceschi, Franca Maria Franceschi, Giulietta Riva

Volume scritto da Carlo Giuseppe Ratti, accademico in contemporanea con Emanuele Muzio
Volume scritto da Carlo Giuseppe Ratti, accademico in contemporanea con Emanuele Muzio

V Il giudizio di un pittore genovese, il prof. Giorgio Matteo Aicardi, discendente di Emanuele Muzio

Il nobiluomo Emanuelle Muzio fu musico, poeta e soprattutto pittore, studiò e divenne Socio della Accademia Ligustica di B.A.; ma la sua formazione artistica è dovuta più che altro all’aver frequentato, all’Accademia, pittori Liguri suoi contemporanei dai quali molto attinse ed imparò: l’Angelo Banchiero di Genova Sestri (1744-1794) e i fratelli Savonesi Gio Agostino e Carlo Giuseppe Ratti...

Molta della sua attività pittorica la dedicò, come era lodevole uso dei suoi tempi, o per studio o per omaggio ai maestri da lui preferiti, alla riproduzione (in bianco e nero) dei loro capi d’opera, rivelandosi, in questo campo, particolarmente dotato anche per l’assimilazione ai caratteri dell’opera riprodotta...

(Riteniamo utile e doveroso riconoscimento ai suoi meriti dire che i suoi concittadini Voltresi, di lui giustamente orgogliosi, gli intitolarono nel secolo scorso una strada tuttora esistente).

(Esiste oltre a quelli considerati in questo lavoro) un altro gruppo di disegni vari di eccellente fattura, che s’impongono per la sicurezza e l’estemporaneità dei rapidi tratti a penna del contornato, nonché per il senso del volume ottenuto con esemplare semplicità di mezzi.

È evidente la spinta a riprodurre i capi d’opera preferiti con impronta settecentesca.

I lavori vanno considerati per la loro qualità peculiare, la loro innegabile bellezza e la magistrale esecuzione [1].


[1] Da un manoscritto del pittore Giorgio Matteo Aicardi

Venerdì 4 dicembre 2020

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