Capitolo LII

La casa con le vetrate

Tre famiglie della borghesia medio-alta ed alcuni personaggi non di contorno vivono amori, amicizie e professioni scambiandosi confidenze ed affetti; si può considerare un romanzo di costume figlio di un certo cinema francese degli anni ’70 cosiddetto confidenziale o intimistico di cui Michel Piccoli è rimasto l’interprete più significativo insieme ad un giovane Gérard Depardieu.
Il racconto si sviluppa nella periferia toscana ma, pur nella attenta e particolareggiata descrizione dei paesaggi, potrebbe avere ambientazione ovunque per la universalità dei temi trattati. Si osservano qui gli animi umani nelle loro relazioni geometriche più sottili e complesse e si fanno oggetto di una trama che si snoda in situazioni molto vicine alla realtà e particolarmente aderenti al mondo di oggi. La casa, che compare fin dalle prime battute del romanzo, ha un chiaro significato allegorico. Questo romanzo, il più conosciuto fra quelli di Aldo Carpineti, è stato scritto in parte nell’ultimo anno del periodo toscano dell’autore e per il resto contemporaneamente al suo rientro a Genova.

Aldo Carpineti

Aldo Carpineti
È nato a Genova il 12 ottobre 1949. Dopo la gioventù genovese, liceo Classico e laurea in Giurisprudenza ha fatto del cambiamento un modo di vivere; si è spostato per lunghi periodi nel Veneto e nelle Marche, tre anni a La Spezia, sedici in Toscana, per poi fare ritorno ogni volta alla vegia Zena. Prima sottotenente di vascello in Marina, poi funzionario aziendale nelle relazioni industriali, è stato anche manager di gruppi professionisti di musica classica, barocca, jazz. Ha pubblicato Stanzialità e Transumanze (2003) riflessioni in epigrammi su argomenti di varia natura, Finestre su Paesaggi Miei (2004) due racconti di cui il secondo è un noir, La casa con le vetrate (2006), Un amore Maturo (2012). Fra tutte le cose che fa abitualmente non c’è nulla che gradisca quanto sedersi al tavolino di un caffè o di un ristorante in compagnia della figlia Giulia.

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Gen 10

Capitolo LII

Capitolo Cinquantaduesimo

di Aldo Carpineti

capitolo cinquantaduesimo

Le scuole erano finite. Roberto aveva ottenuto l’ennesima promozione risicata, ritornare ad accettabili condizioni psicologiche aveva giovato poco alle sue medie scolastiche: non si può dire che fosse mai stato un gran secchione e adesso, per giunta, era di nuovo quel birbante di un tempo, ma aveva verso se stesso la disponibilità di vivere di chi può attendere dal futuro qualunque bellezza: quel balocco che era sempre stata la sua vita aveva ritrovato serenità, senza sacrificare l’abitudine al ruzzo. Luca era passato con giudizi lusinghieri, e anche Valentina, nonostante le distrazioni delle corse in giro con le compagnie. Si apriva davanti a loro una nuova grande estate.

La casa con le vetrate era chiusa in alcune parti periferiche che l’avvocato Crespi non utilizzava; aveva assunto a ore una domestica che, oltre a rigovernare le stanze, gli preparava la cena e si portava a casa propria la biancheria sporca da lavare e stirare per 10 euro a cestello. Era persino una bella donna per quanto piuttosto matrona e si aspettava che lui le facesse un po' di corte, ma Crespi non ci pensava nemmeno: quelli erano problemi nei quali non voleva proprio ricascare, per nessuna ragione al mondo.

Giovanna e Nicole avevano ripreso a frequentare il Centrale e raccoglievano attorno a sé altre signore: quasi un circolo. Giovanna tornò in Belgio da Rick ed Ellen con i quali visitò senza fretta l’Olanda, spostandosi da Amsterdam a Rotterdam a Den Haag a Volendam ed alla diga dello Zwidersee; poco più in là, fecero una escursione anche al Granducato del Lussemburgo; prese gusto a viaggiare e trovò facilmente amiche disposte ad accompagnarla: con Nicole andò a Parigi e a Mont Saint Michel. Nicole, come lei stessa si era augurata cominciando la sua avventura, ‘crebbe in professionalità insieme ai fatturati delle sue boutiques’; ricevette più di una offerta per vendere, sia a Pescia sia in Versilia, ma non volle mai saperne; e dall’attico di Viareggio attingeva tesori di benessere e gioia per la propria vita. Federico ed Angela comprarono una casetta a Fiascherino, vicino a Lerici, dove le telline fossili fanno tutt’uno con i sassi sciacquati dalle onde del mare più limpido della costa ligure e tirrenica; spesso invitavano Giorgio e facevano lunghe conversazioni sugli argomenti che piacevano a loro. Giunsero buone notizie da Elio che, in giudizio, era stato assolto, avendo sostenuto il suo legale che l’omissione di soccorso non era stata determinante e la morte sarebbe avvenuta anche in mancanza di essa, cioè se Elio avesse continuato a somministrare i farmaci alla madre, senectus ipsa morbus est: mancava, insomma, il nesso di causalità e l'argomentazione indusse la giuria a ritenere presente il ragionevole dubbio. Elio tornò al suo laboratorio orafo di Firenze e riprese la propria vita come se poco o nulla fosse cambiato. La storia di Luzato con l’allieva non rimase invece senza seguito: una ragazza di Pistoia lo accusò, con toni da primi anni cinquanta, di averla sedotta e abbandonata, ma la vicenda si sgonfiò presto come una bolla di sapone quando si seppe che lei voleva soltanto estorcergli denaro. Ma è proprio vero che un guaio tira l’altro come le ciliege: in una località marina della costa tirrenica, dove intendeva trascorrere una breve vacanza, Andrea venne riconosciuto dall’albergatore e pregato di comportarsi correttamente con gli altri ospiti; al momento di regolare il conto, la sua carta di credito risultò inattiva e si profilò la minaccia di una nuova denuncia; per buona sorte, Luzato riuscì a pescare precipitosamente fra i suoi documenti una carta in corso di validità, chiuse il malinteso e appianò ogni contestazione. Per il professore una sequenza infelice, che aveva avuto inizio con lo schiaffone rimediato in treno e si era manifestata poi attraverso diversi individuati episodi, a volte poco chiari, a volte semplicemente segnati da coincidenze sfortunate. Ma Andrea seppe sempre evitare che il suo momento buio si trasformasse in un'eclissi. Non cessò di farsi vedere al Caffè; riacquistato presto il buon umore, diventava sempre più divertente e guascone, e condiva le sue sparate con un’autoironia che non gli si conosceva prima. Con la sua partecipazione alla fiction televisiva riuscì a divertire come non mai Nicole e Giovanna, che gli regalarono una statuetta dell’‘Oscar’, fatta con la cartapesta, in copia identica all’originale. Andrea cercò Elio per un brindisi, e questi promise che sarebbe passato. Frenz, appassionato com’era del suo lavoro, preferiva rimanere sulle coltivazioni finché c’era luce, ma l’ultima domenica di ogni mese, cascasse il mondo, offriva a tutti una cena da ‘Cecco’.

Nelle relazioni sentimentali all’interno della compagnia degli adulti, ad eccezione di Angela e Federico, si era fatta strada, per volontarietà o per caso, una risoluzione del tipo ‘liberi-tutti’. Valentina e Roberto, invece, tornavano a frequentarsi assiduamente guardando al proprio futuro, anche nella casa con le vetrate che sarà loro. Luca aveva conosciuto Laura. Corsi e ricorsi della storia.

“Giovan Battista Vico – avrebbe commentato un giorno Andrea – la sapeva lunga”.

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