La casa con le vetrate

Tre famiglie della borghesia medio-alta ed alcuni personaggi non di contorno vivono amori, amicizie e professioni scambiandosi confidenze ed affetti; si può considerare un romanzo di costume figlio di un certo cinema francese degli anni ’70 cosiddetto confidenziale o intimistico di cui Michel Piccoli è rimasto l’interprete più significativo insieme ad un giovane Gérard Depardieu.
Il racconto si sviluppa nella periferia toscana ma, pur nella attenta e particolareggiata descrizione dei paesaggi, potrebbe avere ambientazione ovunque per la universalità dei temi trattati. Si osservano qui gli animi umani nelle loro relazioni geometriche più sottili e complesse e si fanno oggetto di una trama che si snoda in situazioni molto vicine alla realtà e particolarmente aderenti al mondo di oggi. La casa, che compare fin dalle prime battute del romanzo, ha un chiaro significato allegorico. Questo romanzo, il più conosciuto fra quelli di Aldo Carpineti, è stato scritto in parte nell’ultimo anno del periodo toscano dell’autore e per il resto contemporaneamente al suo rientro a Genova.

Aldo Carpineti

Aldo Carpineti
È nato a Genova il 12 ottobre 1949. Dopo la gioventù genovese, liceo Classico e laurea in Giurisprudenza ha fatto del cambiamento un modo di vivere; si è spostato per lunghi periodi nel Veneto e nelle Marche, tre anni a La Spezia, sedici in Toscana, per poi fare ritorno ogni volta alla vegia Zena. Prima sottotenente di vascello in Marina, poi funzionario aziendale nelle relazioni industriali, è stato anche manager di gruppi professionisti di musica classica, barocca, jazz. Ha pubblicato Stanzialità e Transumanze (2003) riflessioni in epigrammi su argomenti di varia natura, Finestre su Paesaggi Miei (2004) due racconti di cui il secondo è un noir, La casa con le vetrate (2006), Un amore Maturo (2012). Fra tutte le cose che fa abitualmente non c’è nulla che gradisca quanto sedersi al tavolino di un caffè o di un ristorante in compagnia della figlia Giulia.

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Gen 10

Capitolo LII

Capitolo Cinquantaduesimo

di Aldo Carpineti

Le scuole erano finite. Roberto aveva ottenuto l’ennesima promozione risicata, ritornare ad accettabili condizioni psicologiche aveva giovato poco alle sue medie scolastiche: non si può dire che fosse mai stato un gran secchione e adesso, per giunta, era di nuovo quel birbante di un tempo, ma aveva verso se stesso la disponibilità di vivere di chi può attendere dal futuro qualunque bellezza: quel balocco che era sempre stata la sua vita aveva ritrovato serenità, senza sacrificare l’abitudine al ruzzo. Luca era passato con giudizi lusinghieri, e anche Valentina, nonostante le distrazioni delle corse in giro con le compagnie. Si apriva davanti a loro una nuova grande estate.

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Gen 10

Capitolo LI

Capitolo Cinquantunesimo

di Aldo Carpineti

La radio trasmetteva canzoni di Fiorella Mannoia e Ivano Fossati; Grazia si chiedeva come mai cantanti così bravi riscuotano meno popolarità di altri, che non hanno le stesse qualità; si diede una risposta probabilmente vicina al vero pensando che il mercato della musica leggera lo fanno in prevalenza i giovanissimi e i loro gusti non sono sempre comprensibili. Aveva tolto dalla lavatrice tre coppie di lenzuola azzurre e, ancora umide, le stava stirando; mancava una federa e non riusciva a capire dove diavolo si fosse cacciata. Per fortuna la signora, da qualche giorno, era di nuovo di buon umore e questa era condizione determinante perché in casa tirasse un’aria respirabile; sta a vedere che oggi si poteva perfino rifiatare dopo aver stirato e prima di servire la cena…! Finalmente la federa venne fuori, era infilata dentro un’altra, chissà come ci era andata a finire.

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Gen 10

Capitolo L

Capitolo Cinquantesimo

di Aldo Carpineti

Il giorno dopo Nicole, Giovanna e Frenz, che si erano dati appuntamento in piazza Mazzini, partirono presto in macchina per Pistoia e andarono difilato alla scuola. Senza chiedere il permesso e superate le legittime rimostranze del bidello, entrarono in presidenza: “Signor preside – quasi lo investì Giovanna – il professor Luzato è in una sporca cella di prigione e potrebbe essere innocente; i tempi della giustizia ordinaria sono troppo lunghi e io credo che sia nostro dovere aiutarlo. Siamo convinti che anche lei la pensa come noi”. Il preside la interruppe alzando una mano verso di lei, come a tapparle la bocca; esitò solo un momento poi, anticipando Giovanna che stava per riprendere la sua filippica, si scosse improvvisamente e disse quasi gridando: “Convocherò la bambina e i genitori, ma voi ora uscite da questa stanza, perché non avete titolo a restarci, tanto meno quando arriveranno i tre”.

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Gen 9

Capitolo XLIX

Capitolo Quarantanovesimo

di Aldo Carpineti

Andrea ritornò in cella molto affaticato: per fortuna la seraficità di Elio gli fece ritrovare la calma e un po’ di fiducia. La guardia portò brodo grasso e uova e un pane sciocco tagliato a fette spesse: poteva andare peggio. Elio gli riferì che la notizia del suo arrivo aveva fatto il giro di tutto il carcere e che i detenuti gli riservavano un posto nella partita a pallone del giorno dopo, in cortile: era un battesimo, un modo per rendersi conto di cosa sapeva fare, ma anche un omaggio alla sua qualità di professore, che veniva tenuta in grande considerazione; non poteva rifiutarsi, perché l’avrebbero presa come un’offesa, e non era il caso di farsi malvolere fin dal primo giorno. Una via di scampo però c’era: nessuno si sarebbe arrabbiato, in fondo, se avesse giocato portiere. Ma non c’era bisogno di scorciatoie, Luzato da Jesi, a diciassette anni bomber in seconda categoria, ritrovò in un batter d’occhio tutto il suo cuor di leone e decise che avrebbe giocato da centrattacco: il tam-tam interno, in breve, fece arrivare l’informazione a tutti gli altri.

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Gen 9

Capitolo XLVIII

Capitolo Quarantottesimo

di Aldo Carpineti

Entrò in cella due ore dopo, guardando da una parte e dall’altra, per farsi un’idea di com’era dentro: c’era un altro ‘inquilino’, un signore piuttosto anziano con in testa un basco blu di panno leggero, basette appena accennate, baffetti grigi alla David Niven e occhialini, magro, dall’aspetto raffinato, fin troppo raffinato per essere un carcerato. La superficie della stanza non era né grande né piccola, quadrata, a occhio si sarebbe potuta dire circa quattro metri per quattro, compreso il gabinetto che, quasi completamente aperto alla vista, era nell’angolo opposto alla porta a cancello; le due brande stavano appoggiate, simmetricamente, una alla parete di destra e l’altra a quella di sinistra, e concedevano ai due detenuti un po’ di spazio per muoversi; niente letti a castello, “ci sarebbe mancato di doversi arrampicare su qualche scaletta per andare a dormire” pensò Andrea.

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Gen 8

Capitolo XLVII

Capitolo Quarantasettesimo

di Aldo Carpineti

“Ieri sera ho rivisto un vecchio film francese, ‘Vivere per vivere’, con Yves Montand ed Annie Girardot – fece Andrea – mi piace sempre molto, a distanza di tempo il concetto mi trova ancora d’accordo: la vita stessa è la giustificazione del vivere”, e Nicole: “Eccolo lo spiritello.. ! massì hai ragione, la tension des choses à vivre c’est le vrai sens du tout, la tensione delle cose a vivere è il vero senso di tutto”. “La musica è stupenda e Yves Montand rimane uno dei miei attori preferiti” intervenne Giovanna, e poi, rivolgendosi a Nicole: “voi, in Francia, avete una tradizione: Trintignant, Piccoli, Noiret, Depardieu”. “Mastroianni, Sophia Loren et la comédie à l’italienne ne sont deuxièmes à personne, Mastroianni, Sophia Loren e la commedia all’italiana non sono secondi a nessuno, oggi il meglio è Castellitto”. 

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Gen 8

Capitolo XLVI

Capitolo Quarantaseiesimo

di Aldo Carpineti

“Non ho tempo, Giovanna, sono impegnato nelle riunioni con i rappresentanti di classe” diceva Luzato alla sua donna che gli telefonava pomeriggio e sera. “Ci sono gli scrutini” ripeteva, anche se non era quello il periodo in calendario. In realtà aveva già adocchiato una biondona che saliva sul suo stesso treno tutte le mattine a Montecatini.

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Gen 7

Capitolo XLV

Capitolo Quarantacinquesimo

di Aldo Carpineti

Il pezzo di Luca piacque, al giornale, e venne pubblicato. “Ritorna martedì prossimo – gli disse Sonia – ci sarà qualcosa da fare per te”.

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Gen 7

Capitolo XLIV

Capitolo Quarantaquattresimo

di Aldo Carpineti

Giovanna avrebbe voluto raccogliere l’invito di Nicole che le era giunto tramite Valentina, ma non sapeva che pesci pigliare: telefonarle? andarla a trovare in negozio? aspettare il sabato e raggiungerla a Viareggio? In ogni caso si sarebbe sentita terribilmente imbarazzata. Presa da tutti questi dubbi, finì per fare una mossa che sarebbe risultata fatale per il suo ménage sentimentale. Mandò Andrea da madame per chiederle se gradiva trovarsi al Centrale, loro tre, come ai vecchi tempi. Andrea era sempre stato poco adattabile alle implicazioni che una relazione amorosa duratura nel tempo comporta e aveva ormai deciso che il suo rapporto con Giovanna era diventato un ingombro; per lui, finché frequentare una donna rimaneva un gusto trasgressivo alle ordinarietà costituite, tutto bene, ma dal momento in cui il rapporto cominciava a definire le proprie linee e a dar loro riconoscibilità omologate, la compagna gli veniva invariabilmente a noia, così come si usa dire anche dell’ospite prolungato e, di lì a poco, si sentiva preso da una smania di scappare che preferiva sbrigativamente accondiscendere. Non si fece problemi, filò da Nicole e, appena la vide, cambiò le carte in tavola; le domandò di perdonarlo per averla lasciata, con inescusabile leggerezza, e di tornare con lui: “Giovanna è stata una meteora, la sirena di Ulisse, il frutto desiderato perché proibito; soltanto tu sei la donna per me”. Nicole non era una banderuola, ed aveva anche padronanza di sé: “Andrea, non cadiamo nel ridicolo – rispose conservando la calma – nous ne sommes plus des enfants, e io non sono mai stata bene come adesso; se volete, quell’aperitivo al Centrale con te e Giovanna lo prendo volentieri, ma poi stop! ci fermiamo agli incontri a tre al Caffè; non si va più avanti di questo.”

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Gen 4

Capitolo XLIII

Capitolo Quarantatreesimo

di Aldo Carpineti

Un sabato sera, Roberto, Luca e, questa volta, anche Valentina decisero che il giorno dopo, partendo molto presto per evitare il traffico, sarebbero andati a Lucca in mountain bike, per la Pesciatina: la distanza era accessibile ed il percorso quasi completamente pianeggiante. Valentina era soddisfatta di essere stata messa a parte dell’iniziativa dopo ‘il bidone’, per usare parole sue, che i due ragazzi le ‘avevano tirato’ l’ultima volta: la polemica era ormai abbondantemente digerita, questa partecipazione era la migliore delle conferme, e nessuno avrebbe voluto tornarci su. Una volta arrivati, avrebbero mangiato pizza alla napoletana o con carciofini e champignons da Sbragia, in Finlungo, dividendosi una teglia intera, e si sarebbero scolati due bottiglie da tre quarti di Stella Artois, birra leggera ma gradevole.

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Gen 3

Capitolo XLII

Capitolo Quarantaduesimo

di Aldo Carpineti

Ci tornarono ancora e, a volte, incontravano Nicole che era in piena forma e non c’era chi non se ne accorgesse. Valentina, per conto di Giovanna, accennò anche a madame la storia di Frenz Boscolo, avesse mai qualche soluzione da suggerire per il post-consulenza. A Nicole l’idea di assumere un conducteur per la boutique di Pescia frullava in capo da diverso tempo perché, grazie a Dio, il lavoro non mancava e, in questo modo, avrebbe potuto dedicare maggiori attenzioni a Viareggio; ma il soggetto andava conosciuto ed esaminato, bisognava vedere se aveva i numeri per la posizione. Disse a Valentina: “Riferisci pure a tua madre di cercarmi direttamente, perché ho finito da un bel pezzo di avercela con lei”. Ormai, in effetti, Nicole non voleva più male a Giovanna però verso di lei provava indifferenza, anzi assoluto disinteresse; esaurito il risentimento, era rimasto, verso quella che era stata la sua migliore amica, lo scadimento nella considerazione sicché il suo invito a farsi viva era, per la verità, meno che tiepido. Con tutto ciò ricevette Boscolo e ne valutò con scrupolo le caratteristiche e le attitudini; alla fine lo ritenne professionalmente inadatto, considerando che non avesse ni l’élégance ni les aires dégagés; per la boutique ci voleva tutt’altro tipo.

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Gen 3

Capitolo XLI

Capitolo Quarantunesimo

di Aldo Carpineti

A Boscolo, non più giovane ma neanche maturo per la pensione, non parve il vero. I suoi pochi parenti abitavano ancora a Chioggia, uno dei maggiori porti pescherecci italiani, e vivevano di pesca e dell’affitto di qualche camera a Sottomarina, appendice balneare del comune lagunare. Percorrendo il lungo rettilineo che attraversa tutto il centro storico di Chioggia, si arriva in una piazza con una colonna nel mezzo, a tu per tu con il mare, senza parapetti, che dà direttamente sul molo d’attracco del traghetto per Pellestrina; a sinistra c’è un bar dalle linee classiche, a destra un ponte veneziano con scalinata ad arco, dirimpettaio, al di là del canale, alla Capitaneria di Porto, con il piantone sulla porta, nella inconfondibile tenuta da marinaio. Intorno a questo piccolo, pittoresco scenario e sullo specchio d’acqua antistante Frenz aveva passato tutta la gioventù: a quei tempi si guadagnava da vivere uscendo a pesca con tre compagni su una vecchia barchetta 5 cavalli, poi bighellonava per il resto della giornata fra le osterie e i bar sotto i portici, passando da una partita a tarocchi a un’ombretta a una Gauloise senza filtro. Solo raramente gli garbava concedersi un barbecue di cappesante e limone, con due bicchieri di pinot grigio, sul ghiaino degli scali, in compagnia del gruppo dei pescatori più dediti alla baldoria.

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Gen 2

Capitolo XL

Capitolo Quarantesimo

di Aldo Carpineti

Una delle fantesche di Giovanna faceva orario giornaliero dalle sette e trenta alle quattordici, usufruendo della giornata libera la domenica; l’altra restava dalle tredici fino alle venti e trenta, con libertà il sabato: Margherita riceveva sei euro orari al netto delle ritenute, Grazia solo cinque e settanta, perché consumava in casa entrambi i pasti e aveva un orario più lungo; veniva loro riconosciuto il 60% di maggiorazione retributiva sui giorni lavorati che coincidevano con le festività ed era assicurato il regolare versamento dei contributi INPS. Margherita aiutava al mattino Leonardo a prepararsi per la scuola ed accompagnava entrambi i ragazzi in via Sismondi con la Yaris Toyota di mammà; Grazia faceva le pulizie di casa e cucinava la cena. Margherita aveva quarantotto anni ed era sposata con due figlie, Grazia venticinque ed era ragazza. Quanto la prima aveva un carattere estroverso, così la più giovane era guardinga e poco comunicativa, ma assolutamente non malevola; anzi, se Margherita non si faceva scrupolo di lagnarsi della vita in casa Crespi conversando nei negozi dove si serviva per la spesa, Grazia non avrebbe mai raccontato in giro nulla che fosse di disdoro per Giovanna e i ragazzi. Desinare insieme fra le tredici e le quattordici le aveva rese reciprocamente molto solidali; le due donne erano riuscite anche a guadagnarsi un certo potere sulle vicende domestiche come avviene di solito per chi le gestisce per molte ore della giornata; peraltro si riconoscevano dichiaratamente autorità diretta verso il ragazzino mentre Valentina era ormai troppo grande perché potessero esprimersi su quel che la riguardava senza suscitare una reazione immediata. Anzi, un giorno in cui tutti quanti erano presenti a casa all’ora di pranzo, la fanciulla si lamentò della qualità della loro cucina, giudicandola poco raffinata ed anche monotona. Margherita e Grazia non gradirono: per due giorni ci fu uno sciopero lavorato ma con astensione dalla comunicazione verso le padrone di casa e venne pronunciata persino una aperta minaccia di andarsene. Ci volle molta diplomazia da parte di Giovanna per allontanare la burrasca; l’ambiente rimase tuttavia pervaso da qualcosa che definire ‘rancore’ è esagerato ma che assomigliava a un retrogusto amaro di polemica mai del tutto sopita. A parte l’intervento episodico di Giovanna che era valso ad evitare conseguenze definitive, nessuno, del resto, si adoperava perché il clima migliorasse. Chi soffrì di più di quella situazione fu Grazia.

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Dic 31

Capitolo XXXIX

Capitolo Trentanovesimo

di Aldo Carpineti

Così trascorrevano le cose del mondo, di moto proprio, senza bisogno di qualcosa o qualcuno che le sospingesse. Nicole riviveva moltiplicati entusiasmi nella mai interrotta staffetta fra Borgo della Vittoria e Viareggio; Giovanna ed Andrea, presi dagli impegni di insegnamento a scuola e di consulenza in cartiera, riuscivano comunque a coltivare, nel loro privato quotidiano, ineffabili trasporti e terreni sussulti che mettevano a dura prova le travi portanti della sofferta relazione; Giorgio aveva aggiunto al suo tradizionale ruolo di legale quello di avvocato di gestione o d’affari, prestando i propri servigi a favore di alcune aziende della zona industriale di Sant’Agostino a Pistoia, cosicché si era vestito dei panni del freddo businessman ancor più di quanto lo fosse prima della separazione; Angela e Federico, per la loro attività intermediatoria, mettevano a punto modalità di promozione diretta cercando di raggiungere quanti più cittadini possibile attraverso la collaborazione di giovani col metodo dell’informazione porta a porta; e insistettero nel tentativo anche se la tecnica usata sollevava non poche proteste da parte di quelli che si ritenevano disturbati da questa intrusione nella propria quiete domestica. Valentina, Luca, Roberto e Leonardo crescevano e cambiavano in fretta le modalità della loro vita di relazione.

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Dic 30

Capitolo XXXVIII

Capitolo Trentottesimo

di Aldo Carpineti

Valentina aveva saputo delle divagazioni amorose della mamma, e ne era rimasta sconcertata. Aveva rispettato le consegne del silenzio verso il babbo, tuttavia una sera, lontana dalle orecchie di questi, domandò: “Mamma, perché?” “Non so se potrai capirmi, Valentina – cercò di spiegare Giovanna – ma a volte ti capita di arrivare ad un punto in cui non c’è più nulla da utilizzare fra le cose che hai, perché ti sembrano tutte esauste. La noia, l’abitudine, la reiterazione, la ripetitività sono i peggiori nemici; ti assale il terrore di non poterne più uscire, e ti senti perduta. Poi passa a portata di mano quella che ti sembra la salvezza e ti dici che sei matta se non la cogli al volo: o approfitti o ti condanni ad una vita da zombie. Non ti dirò che inseguo un bel sogno, al contrario avevo bisogno di qualcosa di cui vivere. Forse non sono un buon esempio per te, Valentina, ma spero almeno di avere la tua comprensione; in fondo, non è diverso da quando tu lasciasti Luca per Roberto, ti pare? Ero arrivata ad essere invidiosa persino dell’amore di Nicole per Andrea e non tralasciavo occasione per beccarla e per sminuire lui, pur di vederla soffrire. Ora ho perso anche la sua amicizia e mi è difficile capire se ne è valsa la pena. Comincia un altro giro: cambia la ruota e cambiano i numeri estratti, si vincerà stavolta? neanche San Gennaro te lo sa dire”.

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Dic 29

Capitolo XXXVII

Capitolo Trentasettesimo

di Aldo Carpineti

Dopo una lunga dormita, senza la sveglia alle sette, Giorgio dedicò il pomeriggio del giorno dopo a rivedere una sua comparsa di risposta per il Tribunale di Monsummano, problemi di confine in una corte comune a più caseggiati di diversi proprietari: si chiuse in studio e raccomandò che nessuno lo disturbasse, anche se era domenica. Giovanna e Andrea ebbero dunque via libera per togliersi il gusto di andare a ballare al Don Carlos, dancing di Chiesina Uzzanese, poi col sole che calava, decisero di rientrare a Pescia e si ritirarono in casa del professore, in viale Marconi, per concedersi un momento di intimità. Andrea viveva questa nuova storia in modo diverso dall’amore con Nicole: gli pareva di avere, adesso, una compagna intellettualmente più matura, con la quale rapportarsi da pari a pari, dal modo di fare e di pensare da signora, mentre Nicole gli dava l’impressione di una ragazzina dallo spirito gregario, che pendeva dalle sue labbra e si rifugiava volentieri in atteggiamenti di subordinazione rispetto a lui, anche quando non era necessario. Andrea sbagliava: dietro a un’apparenza fragile e quasi infantile, Nicole disponeva di idee chiare e di un carattere forte, anche più di quello della stessa Giovanna. La quale viveva nell’arco della stessa giornata due stati d’animo profondamente differenti: da una parte la soddisfazione derivante dall’eccitante scambio umano con un partner che, attraverso il suo estro, le faceva scordare cosa è la noia e le cambiava gli orizzonti da un momento all’altro anche soltanto con una parola; dall’altra il senso di colpa di cui era vittima la sera, in casa, il cuore pesante e il senso di soffocamento, manifestazioni del suo disagio nei confronti dei famigliari, a maggior ragione rendendosi conto di non aver perso nulla del proprio affetto verso Giorgio e i ragazzi.

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Dic 28

Capitolo XXXVI

Capitolo Trentaseiesimo

di Aldo Carpineti

Come sempre accade, quella sera si attese più di qualche quarto d’ora prima di dare inizio alla cena, con gli ospiti già seduti a tavola. L’atmosfera pareva non risentire delle ambiguità di Giovanna e Andrea, malgrado non avessero rinunciato a prendere posto l’una a fianco all’altro approfittando del fatto che la disposizione attorno al tavolo era dichiaratamente informale. Vennero serviti ai giovani, in bicchieri multicolori, aperitivi alla frutta senza alcool, agli adulti in calici di cristallo due varietà di demi sec, un Paradise: base di gin, poi apricot brandy, spremuta d’arancia, spumante; e un Lucas: succo di limone, brandy, triple sec, spumante. In ogni flut, un ombrellino cinese di carta crespata dai colori tenui, capace di aprirsi e chiudersi, se trattato con delicatezza, infilzava di sghimbescio una buccia d’arancia nel Paradise e una ciliegia sotto spirito affogata con tutto il picciolo, nel Lucas: Leonardo li raccolse tutti, senza lasciarne neanche uno in giro e li stockò nel cassetto del proprio tavolino, sarebbero tornati a proposito come merce di scambio per ottenere qualcosa di più consistente. L’orchestrina aveva attaccato con alcuni brani di jazz stile ‘Dixieland’, e poi proseguito con le canzoni eufoniche di Mina e della Berté. A tavola l’argomento centrale fu, inevitabilmente, lo stato dei lavori di Giovanna nella formazione professionale; ma venne affrontato non di seguito, qua e là durante tutta la serata, in frammezzo ad altri argomenti; lei invece stava sulle spine per i motivi suoi e sorvegliava i discorsi che potevano prendere strade pericolose se il diavolo ci avesse messo la coda; si parlò dell’impegno in consiglio comunale di uno dei presenti che aveva presentato un colossale progetto per il drenaggio del Pescia; nonché dell’ultima sentenza della Corte Costituzionale in materia urbanistica, a proposito della quale diversi dei convitati, non soltanto i legali, seppero dire la loro, in primis gli Olmo, che non erano estranei all’argomento dei suoli edificabili: espropriazione a prezzi agricoli o a prezzi di mercato? questo il busillis, “problema squisitamente politico prima ancora che giuridico, vecchio quanto il mondo - spiegò Giorgio – di sicuro c’è che le espropriazioni senza indennizzo o con indennizzo simbolico sono incostituzionali”. Si fece persino il nome di Nicole, per elogiare la raffinatezza delle sue boutiques, e Giovanna trasalì, ma ognuno si guardò bene dall’informarsi sulle ragioni dell’assenza, e si passò ad altro.

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Dic 27

Capitolo XXXV

Capitolo Trentacinquesimo

di Aldo Carpineti

Leonardo, fratellino di Valentina, aveva imparato presto il sofisticato mestiere del figlio: pur non essendo né un ruffiano né un piagnucoloso, sapeva puntualmente ottenere dai propri genitori tutto quello che gli stava a cuore. Il ragazzino aveva costruito un’arte sopra la propria dialettica, adeguata all’età, ma simpaticamente furbacchiona, a volte tanto spiritosa da correre sul filo del canzonatorio, subito avvolgente, poi man mano così stringente ed efficace che le resistenze di Giovanna e soprattutto quelle di Giorgio, prima o dopo, finivano per cadere fatalmente, come le mura di Gerico.

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Dic 26

Capitolo XXXIV

Capitolo Trentaquattresimo

di Aldo Carpineti

Giovanna, intanto, si era data da fare: una cartiera della Svizzera Pesciatina era disposta ad assumere tre giovani con contratto di formazione e lavoro, se la formazione fosse stata finanziata dal Fondo Sociale Europeo. L’operazione appariva vantaggiosa non soltanto per i neoassunti, che sarebbero entrati nel mondo del lavoro per la via diretta, ma anche per la stessa azienda, di piccole dimensioni, che avrebbe aumentato la sua capacità produttiva di una percentuale tutt’altro che irrilevante, dal punto di vista numerico, con la conseguenza di poter istituire turni, attraverso un addestramento a costo zero. 

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Dic 26

Capitolo XXXIII

Capitolo Trentatreesimo

di Aldo Carpineti

Uscendo dal Caffè, Nicole e Andrea vennero fermati da un giovane vù cumprà, con la pelle cioccolata al latte, che portava legate fra loro, in tutte le maniere possibili, una decina di borse taroccate di Louis Vuitton: dopo una breve immancabile contrattazione, Nicole acquistò un borsellino nella classica tinta senape de Dijon e con le due lettere ‘LV’ in corsivo maiuscolo. “Da dove vieni?” gli domandò, “dal Marocco atlantico, Ouarzazate”, rispose lui. “Un posto stupendo – disse madame, che ricordava giovanili escursioni in jeep e tenda canadese - le suggestioni del deserto roccioso non lontano dalle spiagge di Agadir. Allora parli francese?” “Bien sur” fece il ragazzo, “Très fort! – esclamò Nicole - écoute-moi, est que tu peux procurarmi a buon prezzo una piccola fornitura di Louis Vuitton autentico?” “on peut l’essayer, si può provare”. “Chissà, potresti diventare mio fornitore abituale; vieni domani mattina nel mio negozio, è qui a due passi, vedi l’insegna ‘Sanfilippo’? è quello là, così se ne parla con calma”. Si salutarono, il marocchino proseguì il suo giro, senza rallentare l’impegno profuso nel proprio lavoro; Nicole chiese ad Andrea di entrare e farle compagnia in boutique, almeno per qualche minuto.

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