La casa con le vetrate

Tre famiglie della borghesia medio-alta ed alcuni personaggi non di contorno vivono amori, amicizie e professioni scambiandosi confidenze ed affetti; si può considerare un romanzo di costume figlio di un certo cinema francese degli anni ’70 cosiddetto confidenziale o intimistico di cui Michel Piccoli è rimasto l’interprete più significativo insieme ad un giovane Gérard Depardieu.
Il racconto si sviluppa nella periferia toscana ma, pur nella attenta e particolareggiata descrizione dei paesaggi, potrebbe avere ambientazione ovunque per la universalità dei temi trattati. Si osservano qui gli animi umani nelle loro relazioni geometriche più sottili e complesse e si fanno oggetto di una trama che si snoda in situazioni molto vicine alla realtà e particolarmente aderenti al mondo di oggi. La casa, che compare fin dalle prime battute del romanzo, ha un chiaro significato allegorico. Questo romanzo, il più conosciuto fra quelli di Aldo Carpineti, è stato scritto in parte nell’ultimo anno del periodo toscano dell’autore e per il resto contemporaneamente al suo rientro a Genova.

Aldo Carpineti

Aldo Carpineti
È nato a Genova il 12 ottobre 1949. Dopo la gioventù genovese, liceo Classico e laurea in Giurisprudenza ha fatto del cambiamento un modo di vivere; si è spostato per lunghi periodi nel Veneto e nelle Marche, tre anni a La Spezia, sedici in Toscana, per poi fare ritorno ogni volta alla vegia Zena. Prima sottotenente di vascello in Marina, poi funzionario aziendale nelle relazioni industriali, è stato anche manager di gruppi professionisti di musica classica, barocca, jazz. Ha pubblicato Stanzialità e Transumanze (2003) riflessioni in epigrammi su argomenti di varia natura, Finestre su Paesaggi Miei (2004) due racconti di cui il secondo è un noir, La casa con le vetrate (2006), Un amore Maturo (2012). Fra tutte le cose che fa abitualmente non c’è nulla che gradisca quanto sedersi al tavolino di un caffè o di un ristorante in compagnia della figlia Giulia.

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Dic 25

Capitolo XXXII

Capitolo Trentaduesimo

di Aldo Carpineti

Valentina Roberto Luca Giovanna e Nicole. C’erano tutti ad aspettare Luzato che quel pomeriggio avrebbe dovuto fornire responsi doc sul formidabile quesito intorno alla trasparenza nei comportamenti umani.

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Dic 21

Capitolo XXXI

Capitolo Trentunesimo

di Aldo Carpineti

Riflettendoci a freddo, a Giovanna sembrò di aver parlato troppo poco e con scarsa cognizione di causa, durante la conversazione con le amiche a proposito della montagna pesciatina, e si rammaricò di non essere riuscita a portare altra idea originale oltre a quella sui benéfici effetti derivanti dall’arrivo degli stranieri. Più ci rifletteva e più la sorte dei residenti nella montagna le appariva una realtà degna di assorbire una parte del suo tempo, lei che era attenta alle istanze sociali tanto da dare alla collettività, senza risparmiarsi, anzi con slancio e continuità, competenti contributi ad iniziative di assistenza volontaria. Ci pensò su per qualche giorno ma, alla fine, sublimati nella propria mente tutti i buoni motivi per giungere a questa conclusione, e scartati tutti gli opposti, finì per non lasciare vie di scampo a quanto era contrario al proprio proposito e decise di prendersi a cuore la montagna, i residenti e la problematica connessa.

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Dic 20

Capitolo XXX

Capitolo Trentesimo

di Aldo Carpineti

Valentina, Roberto e Luca si incontrarono ancora da Nicole nel tardo pomeriggio del giorno successivo: per ‘rompere’ l’appetito che fa sembrare interminabili le ore tra il pranzo e la cena, soprattutto a chi ha un metabolismo perfettamente funzionante, maman aveva messo a disposizione, sul treppiede in ferro battuto da buffet, le pizze e le focaccine comperate al Centrale, che si era da tempo attrezzato anche per l’asporto adottando quelle speciali scatole di cartone che mantengono il calore. I tre ragazzi se ne stavano comodamente sprofondati nelle poltrone chiare del salotto, con lo stereo acceso, ciò malgrado tirava vento di fronda: Valentina si lamentava perché non l’avevano avvertita della gita in bicicletta che i due giovanotti si erano concessi in maschilistica privacy: “Forse non sarei venuta, ma almeno dirmelo…! mi avete tenuto nascosto tutto persino a posteriori, la sera, durante il concerto di Springsteen! vorrei sapere se non vi è proprio passato per la mente o se lo avete fatto di proposito: nell’una e nell’altra ipotesi, non è certo una bella cosa…! tu, Luca – rincarava la dose Valentina - parli tanto di trasparenza nei rapporti fra le persone e poi è stata la mamma di Roberto a mettermi al corrente, per caso ed involontariamente”. “Vuoi saperla tutta? così la facciamo finita con questo piagnisteo – intervenne piuttosto ruvidamente Luca con l’intenzione di non farla andare troppo per le lunghe – abbiamo pensato che non avresti tenuto il nostro passo, e ci saresti stata di impiccio dovendoti comunque portare fino in cima”. “Begli amici che ho - mugugnò ancora la ragazza e abbassò il capo con una smorfia di disgusto sulla bocca - vorrà dire che la prossima volta andrò ad assistere alla partita di volley da sola, perché voi due, in tribuna, mi fate vergognare tanto siete casinisti”. “Per quale ragione parli di trasparenza, Valentina? qui la trasparenza non c’entra – intervenne Roberto riprendendo il discorso della ragazza dall’inizio – volevamo fare una cosa io e lui e l’abbiamo fatta; punto e basta. Dovevamo chiedere il permesso a qualcuno?” “No – replicò lei – liberissimi di farlo, però avreste potuto evitare di tenermi deliberatamente all’oscuro”. “Ci saresti rimasta male comunque. Alla trasparenza c’è un limite, non è detto che debba essere rispettata anche quando è controproducente”. “Ha ragione Valentina – disse Luca che, fin troppo disponibile, come sempre, ad ascoltare le ragioni dell’altro, aveva piano piano ribaltato il proprio punto di vista immedesimandosi nella protesta dell’amica - avremmo dovuto invitarla, il primato della trasparenza non va mai sacrificato a nulla, deve essere una regola senza eccezioni, altrimenti perde ogni senso: se avessimo ragionato in questo modo, ora non saremmo qui a litigare”. Roberto non gliela volle passare e, con un occhio alle sue più recenti riflessioni terapeutiche, allargò il respiro del dibattito: “Mio caro Luca, se la butti in filosofia, affronterò il problema in altri termini; il principio della trasparenza non può essere assoluto: quando la disponibilità all’altro rappresenta pericolo per chi la offre, deve prevalere il senso innato dell’autodifesa; trasparenza non significa essere invariabilmente buono fino al sacrificio di sé, ma essere apertamente se stesso: chi cede alla tentazione di spingere la trasparenza oltre i confini dell’autoconservazione, muore.” Valentina non riuscì a trattenersi: “Io avevo intenzione di parlare del nostro caso nello specifico; ora la discussione sta scivolando su teorizzazioni di etica comportamentale e addirittura di morale astratta. Roba da non credersi!”

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Dic 20

Capitolo XXIX

Capitolo Ventinovesimo

di Aldo Carpineti

“Ciò che ci conviene fare è preparare il nostro avvenire attraverso la vita attuale. Se tu scaverai in profondità nella tua psiche, incontrerai, oltre i significati del vissuto, le sfere della tua vita futura, e sarai in grado di predisporla a priori”. Così diceva Luzato a Nicole che lo guardava con gli occhi sgranati”. “Se - continuò il professore – riusciamo a sviluppare oggi quel che ci siamo abbondantemente preparati nella nostra vita trascorsa e, contemporaneamente, disponiamo delle doti per farci vivere utilmente dagli altri… les jeux sont faits!” rise, scimmiottando la parlata di Nicole, che non capiva se son copain scherzasse o no, ma accettava di buon grado questo giocare sull’equivoco; non le dispiaceva sentirsi nelle mani del suo uomo, subire questa dolce violenza, docilmente lasciarsi andare a lui che ne disponeva un po’, anche nella sua psiche. Nicole sapeva affidarsi, abbandonarsi, arrendersi, per questo era una gran donna, aveva la capacità di concedere fiducia estrema, di aderire all’altra persona fino quasi a perdersi in essa, senza esserne sconfitta. “Se avremo davanti a noi una strada già percorsa – riprese Andrea, e questa insistenza confermò a Nicole la convinzione che non la stava prendendo in giro – potremo contare sull’esperienza, non solo come qualità generica, ma proprio come qualcosa di già vissuto nello specifico, a livello di emozioni: credo di non sbagliare dicendo che abbiamo dentro di noi il ricordo di quello che avverrà. Ognuno di noi vive del proprio passato e in funzione del proprio futuro: il presente non esiste, il tempo che arriva è già quello che va; oppure si può dire che tutto è presente: questi due assunti opposti sono la stessa cosa, due aspetti o due facce, se preferisci, della stessa medaglia. Tutta la realtà è così, è il senso della nostra relatività, della nostra finitezza, per usare un termine più vicino a interpretazioni confessionali”. “Dis-moi, cettes idées sont originairement à toi ou tu les as lues sur quelque livre? queste idee sono tue o le hai lette sui libri?” domandò Nicole che, pur avendo una laurea in fisica e un paio d’anni di assistentato universitario, non riusciva ad inquadrarle in nessun sistema scientifico. “Sono il frutto di pochi libri e di molta meditazione yoga; non posso esser certo che domani non cambierò opinioni ma, a questo punto della mia evoluzione introspettiva, mi par di capire, di me e della vita, proprio le cose che ti dico”. Nicole giudicò con favore questa apertura di Andrea a riconoscere la soggettività del proprio pensiero e il buon diritto altrui ad esercitare una critica su di esso, e lo considerò un segno di equilibrio e di maturità intellettuale e fu per lei, in ogni caso, una rasserenazione. “Quando parlo di questi argomenti – concluse Luzato – la gente crede che io abbia la testa fra le nuvole o peggio; invece non faccio altro che domandarmi quale sia l’essenza delle cose; non manco di razionalità per questo, anzi è vero proprio il contrario: razionalizzo anche la materia che per definizione è meno riconducibile a schemi”.

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Dic 17

Capitolo XXVIII

Capitolo Ventottesimo

di Aldo Carpineti

La sera precedente Luca, Roberto e Valentina se l’erano spassata un sacco. Angela aprì prima della cena un barilotto di splendide acciughe sotto sale dei mari del nord e le propose a mo’ di stuzzichini, con riccioli di burro di San Candido; aveva preparato in casa la cecina e il pane arabo e cucinato un pollo in fricassea, con i fagioli di Sorana: ci bevvero sopra un vino leggero delle terre spezzine, schweppes tonica e acqua minerale naturale; dulcis in fundo, si videro servire, con tè freddo alla pesca, befanotti lucchesi e necci ripieni di ricotta preparati da Angela con tutti i sentimenti, secondo la tradizione della Svizzera pesciatina, ove lei affondava le sue abitudini più radicate. In fondo a tutto, soltanto Valentina gustò un dito di Porto. Una dieta non propriamente leggera ma, per gli stomaci dei ragazzi, abituati a tante battaglie, il problema non si pose neppure. Una quindicina di minuti dopo le ventidue, venne l’avvocato Crespi a riprendere la figliola che, intanto, aveva fatto a tempo ad andare in brodo di giuggiole per Brad Pitt, godendosi già più di metà del film ‘Ti presento Joe Black’, che Luca aveva noleggiato per l’occasione: Crespi si sedette con loro ed attese che la pellicola terminasse. Poi padre e figlia ringraziarono di cuore Angela e Federico e si immersero nell’acquerugiola della nottata che aveva già ricoperto tutta quanta la Mercedes Kompressor dell’avvocato. Sarà per l’ora, alla quale non erano abituati, sarà per il vinello ligure, Luca e Roberto, appena coricatisi nelle due camerette affiancate dell’angolo notte in casa Olmo, cascarono entrambi come piombi a poca distanza di tempo l’uno dall’altro.

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Dic 16

Capitolo XXVII

Capitolo Ventisettesimo

di Aldo Carpineti

Lasciando la casa di Andrea, assaporavano l’aria tersa della tarda mattinata. Pescia è bella, e chi ci vive lo fa comodamente, ha i vantaggi della città ed insieme quelli del piccolo centro, perché dispone di tutti i servizi necessari ed è possibile spostarsi a piedi da una zona all’altra senza difficoltà. Proprio a fianco del Centrale c’è, oasi di verde, la piazza della fontana, ritrovo preferito da mamme e bambini ma anche polmone del centro cittadino e riferimento estetico che si cerca in ogni modo di salvaguardare. Soltanto più tardi il sole, entrando col suo pastoso calore in ogni cosa, avrebbe ritrovato finalmente la via di una giornata in cui avere agio di diffondersi per ogni dove, ubiquo e bastevole; per ora la vasca era completamente gelata, sospesi dentro il ghiaccio c’erano, immobili, rametti, foglie e qualche piccolo giocattolo di bambino, un soldatino e uno yo-yo; sulla superficie aghi di pino. I due passando lì davanti, si rinvennero del freddo che non avevano ancora avvertito e, sentendo le campane di San Michele, realizzarono solo allora che era giorno fatto. Entrarono al Centrale. Elisa, una delle ragazze, era appena tornata da un viaggio in Jamaica e ne diceva un gran bene. Francesca stava preparando la pasta per infornare pizze e focaccine. Entrambe, con la signora Carla, erano in campana per far fronte, di lì a poco, all’assalto dei ragazzi che si sarebbero ritrovati a urgere al banco, a partire da mezzogiorno, dopo la mattinata di vacanza da scuola, con un appetito sfrenato.

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Dic 14

Capitolo XXVI

Capitolo Ventiseiesimo

di Aldo Carpineti

Come risultato, la sorpresa li fece sentire presi da una superficiale insicurezza, ma diede loro più spontaneità del solito. Andrea, avvertendo l’ostilità pur non dichiarata di Giovanna, le si mostrò accomodante; Nicole faceva di tutto per ricucire un rapporto soddisfacente tra i due. Giovanna quasi non parlava. Ma, alla fine, chi tolse le castagne dal fuoco prendendo il bandolo di un discorso filato fu ancora Luzato. Giovanna, che si sentiva scomoda al centro dell’attenzione, per venirne fuori sparò una domanda priva di sfumature diplomatiche e senza collegamenti con l’innocuo botta e risposta che stavano conducendo: “Non ho capito, professore – così Giovanna disse ad Andrea - come lei si collochi politicamente”. Il quesito sembrava nato come un fungo in mezzo a un prato; ma Andrea non chiedeva di meglio.

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Dic 14

Capitolo XXV

Capitolo Venticinquesimo

di Aldo Carpineti

Giovanna non si fece viva al Caffè Centrale neanche il lunedì successivo. Nicole, che si era seduta sola al tavolino, venne raggiunta dopo una decina di minuti da Andrea Luzato che, animoso come al solito, portava calcato sulla testa un cappellaccio scuro stile bravo di don Rodrigo: come fu davanti a Nicole, se lo tolse con un gesto repentino e rotondo ed accennò un inchino e persino una battuta di tacchi militaresca, rivolgendole un “Madame….”  indefinito, che era saluto e ossequio insieme.

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Dic 13

Capitolo XXIV

Capitolo Ventiquattresimo

di Aldo Carpineti

Per i quattro giorni successivi il terzetto non si riunì, perché Nicole si spostò a Viareggio. Faceva in modo di fermarsi a Pescia nella prima metà della settimana ed essere nella cittadina litoranea ogni week end, così che Roberto potesse seguirla il sabato e la domenica, e rimanere solo il meno possibile. L’andamento delle vendite era più che soddisfacente: il negozio pesciatino aveva un nome e una tradizione tali in città che sarebbe bastata una gestione sostanzialmente avveduta perché la clientela continuasse a frequentarlo senza contraccolpi, anche soltanto per abitudine e forza d’inerzia; quello versiliese era stato ritoccato dalla gestione di Nicole in modo da proporsi alla variegata clientela con modalità che, già a breve termine, si erano rivelate azzeccate; aveva preso quota rapidamente ed era in continua ascesa; non c’è dubbio che fosse una boutique pretenziosa ed esclusiva ma, attraverso tutta la sua coreografia interna ed esterna di immediato richiamo e colpo d’occhio, aveva saputo raccogliere i favori anche dei molti che trovandosi, forse per caso forse senza scopo, davanti alle vetrine, decidevano di prendersi il gusto, per un colpo di testa ed un’allegria bizzarra, di dire di sì ad uno sfizio, di quando in quando…. ‘perché si vive una volta sola’.

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Dic 12

Capitolo XXIII

Capitolo Ventitreesimo

di Aldo Carpineti

Quando Nicole era a Pescia, facendo uno spostamento di un centinaio di metri dal negozio di Borgo della Vittoria, verso metà del pomeriggio incontrava Giovanna per un tè o una cioccolata ad un tavolino del ‘Centrale’, il caffè gestito dalla signora Carla e dalla figlia Elena. Si poteva star certi che Nicole e Giovanna, in quei loro ‘vis à vis’, non rimanessero mai a corto di argomenti di conversazione perché, oltre ad appartenere a realtà sociali simili, avevano press’a poco la stessa età e, senza dubbio, l’una e l’altra, personalità moderne, seppur diverse. Non di rado, quando i loro figli non rientravano a casa per impegni loro, le due donne si trovavano al Centrale anche all’ora di pranzo per gustare insieme le ben note focaccine ripiene di prosciutto crudo mascarpone e rucola oppure, in alternativa, di spinaci e ricotta accompagnate da un bicchiere di birra alla spina.

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Dic 11

Capitolo XXII

Capitolo Ventiduesimo

di Aldo Carpineti

In un pomeriggio innaturalmente caldo, di vento a carattere tifonico e pioggia temporalesca battente e continua, mentre le gocce d’acqua, grosse come acini d’uva, si schiantavano con un rumore irreale, dopo un percorso obliquo, sulle tegole di Pescia, “c’è il sig. Olmo al telefono – disse la segretaria dello studio Crespi al giovane avvocato Renzi – lo passo a lei?” “No – rispose Renzi – aspetti il dominus, Olmo è un suo amico personale, meglio che gli parli lui direttamente”. Poco più di un quarto d’ora dopo sopraggiunse da fuori, direttamente senza passare da casa, l’avvocato Giorgio seminzuppato d’acqua; appoggiata con cura la giacca ad asciugare sullo schienale di una sedia, con l’usuale meditata accuratezza prese visione dello stato degli atti in sofferenza, dopodiché la segretaria gli presentò l’elenco delle telefonate ricevute in sua assenza; pur essendo il nome di Olmo quasi in fondo alla lista redatta in ordine cronologico, Crespi lo chiamò per primo.

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Dic 11

Capitolo XXI

Capitolo Ventunesimo

di Aldo Carpineti

Si era ai primi di settembre allorché faceva omaggio delle proprie originali esibizioni un gruppo di artisti della strada, irripetibili e variopinte figure, spesso un po’ inquietanti che avevano raggiunto Vellano da ogni parte del mondo; naturale palcoscenico per la performance di ognuno di loro e, insieme, platea per il pubblico era la piazzetta a forma di largo anfiteatro sulla quale si affacciavano l’uscio e la facciata posteriore in muratura della casa con le vetrate. Vellano aveva un appuntamento ricorrente con questa povera ed elementare forma d’arte, fatta di immediatezza, spontaneità, spensieratezza o malinconia, tenue poesia che trova il proprio filo conduttore nel paradosso. Due fantasiosi coniugi tedeschi, Martin e Vera Bauer, residenti nel borgo, dotati di ingegno e spirito da vendere, ma paghi della soddisfazione di movimentare in maniera inusuale i pomeriggi e le serate del paese, pensavano ‘VellanoArte’ di anno in anno e raccoglievano un rumoroso eppure attento pubblico che aveva la caratteristica qualificante dell’internazionalità. Il pacifico happening ogni volta veniva ben pubblicizzato e richiamava molti spettatori, soprattutto turisti, incuriositi dalle locandine strategicamente appese nei bar e nelle pizzerie di Pescia.

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Dic 10

Capitolo XX

Capitolo Ventesimo

di Aldo Carpineti

Appostandosi sulla rotonda di fronte alla trattoria di Nerone si può scorgere, guardando in alto verso nord, la rocca di Pietrabuona Alta; per arrivarci, fatte alcune centinaia di metri dal piazzale, a fianco della bottega degli alimentari si sale a sinistra per una strada breve e tortuosa con diversi tornanti a gomito; passando infine sotto ad un archetto di sostegno, si giunge di fronte alla chiesa parrocchiale che ha alle spalle il castello e ai piedi una piazza in leggera pendenza, dalla quale si dipartono tre viottoli, stretti fra muraglioni e case che, verso le loro sommità, sembrano convergere tanto sono alte e vicine fra loro. Angela aveva abitato, da ragazza, in una casa sulla stradina che si svincola da destra, guardando la facciata della chiesa: un gruppo di costruzioni molto bene ristrutturate che hanno le pareti esterne in pietra grezza e cemento, ancora come ai tempi passati, ora rifinite e curate con garbo e decoro; i tetti avevano inclinazione accentuata, attorno pezzetti di terra colorati da giardinetti e ravvivati da orticelli, vasi di fiori sospesi; per arrivare all’uscio bisognava fare, a metà della viuzza, un altro mezzo giro a destra, su per una rampa che portava direttamente sul retro dell’ultimo piano.

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Dic 8

Capitolo XIX

Capitolo Diciannovesimo

di Aldo Carpineti

Roberto e Valentina si incontravano spesso con Luca nello stabilimento del Lido di Camaiore, approfittando delle frequenti trasferte di maman Nicole alla boutique di Viareggio, visto che le due cittadine sono limitrofe: all’ora di cena, mentre Luca si ritirava con i genitori, i due raggiungevano a piedi Nicole nell’attico di Viareggio che, abitato solo da loro, appariva così ampio da non poterne neanche prendere le misure.

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Dic 8

Capitolo XVIII

Capitolo Diciottesimo

di Aldo Carpineti

Per alcuni giorni Nicole conobbe la disperazione; alle preoccupazioni per i malesseri del figlio, in un modo o in un altro sempre presenti, si era aggiunta, repentina, questa tragedia devastante; chiusa in casa, rimaneva ore davanti al televisore con gli occhi semichiusi ed ai pasti non andava oltre una minestrina, aveva pianti improvvisi che soffocava rifugiandosi tra le braccia di père Roland. Andò avanti così per quattro o cinque giorni, Roland e Stephanie, pure loro annichiliti, si guardavano spesso negli occhi e non sapevano cosa dirsi né cosa dirle. Si era fatto evanescente perfino il suo contatto con Roberto che, disorientato, vivacchiava cercando fra questo o quello dei famigliari un interlocutore per un appoggio improbabile.

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Dic 8

Capitolo XVII

Capitolo Diciassettesimo

di Aldo Carpineti

Roberto, con tutta la buona volontà degli insegnanti, era stato promosso al terzo anno di liceo scientifico, Valentina e Luca avevano passato gli esami di terza media e si sarebbero iscritti rispettivamente al liceo linguistico ed al liceo classico: tutti e tre avevano già le idee ben chiare su quella che sarebbe stata la prosecuzione dei loro studi e gli sbocchi successivi; Roberto avrebbe frequentato la facoltà di Ingegneria Informatica, un interesse già presente in famiglia, anche se in chiave minimalista, come supporto alle funzioni di Attilio nel marketing della ‘Sanfilippo’ e, a livello di divertissement, nelle abitudini di nonno Roland che, data anche la sedentarietà dovuta alla non più verde età, passava volentieri il tempo dilettandosi tra il web e word; Valentina, dopo il diploma in inglese tedesco spagnolo, si sarebbe iscritta a Giurisprudenza con l’intenzione di seguire la carriera del babbo disponendo, in aggiunta, di una forte preparazione linguistica, sempre più importante in qualsiasi professione e indispensabile per entrare a far parte di grandi studi legali internazionali, come era nei suoi programmi; Luca avrebbe studiato Filosofia e Storia, prevedendo di insegnare poi, alle scuole superiori o all’università, assecondando quella che era la propria passione da sempre coltivata.

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Dic 7

Capitolo XVI

Capitolo Sedicesimo

di Aldo Carpineti

Attilio arrivò finalmente ad allestire il negozio sulla passeggiata di Viareggio, il suo sogno di sempre si stava realizzando. Espose separatamente, nella prima e seconda delle tre fantasiosissime vetrine, vestiti sportivi e vestiti eleganti, valorizzati ancor più dall’accostamento di camicie e cappelli, foulards e sciarpe, sempre assai raffinati ma indossabili in ogni occasione; destinò invece tutta la vetrina della facciata di sinistra a fastosi capi di alta sartoria, creazioni di grandi firme della moda italiana, Missoni, Ferré, Valentino; a questi, esposti per primi, si sarebbero poi aggiunti, dopo qualche mese, quelli di Dolce & Gabbana e di Versace; erano in esposizione anche delle scarpe di marca famosa e di sicura presa sul pubblico: una scelta ristretta, perché, nell’interpretazione dello stile dato all’esercizio, l’articolo prevalente doveva essere l’abito; la cura del vetrinista accostò all’abbigliamento sportivo le calzature di Della Valle, a quello elegante Ferragamo e Campanile. Attilio viveva sensazioni così elettrizzanti da sentirsi quasi stordito: si stava avverando il suo sogno, non c’era niente più di questo che potesse desiderare.

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Dic 7

Capitolo XV

Capitolo Quindicesimo

di Aldo Carpineti

Fu tuttavia uno sforzo grandemente sofferto quello che Roberto dovette compiere, il mattino del sette gennaio, per ritornare a scuola. Soltanto la promessa di Valentina e Luca di aiutarlo e di essergli vicini gli fece riprendere la via per il Lorenzini. Lui stesso si chiedeva che cosa gli fosse capitato: la sua prospettiva nei confronti del mondo era cambiata; ogni cosa da fare gli sembrava un ostacolo insormontabile e gli costava una fatica prima sconosciuta. Era sparita del tutto l’allegria, la voglia di ridere e divertirsi, si sentiva a disagio sia con se stesso sia con gli altri, e ciò gli procurava difficoltà nel rapportarsi con il mondo esterno, anzi da esso gli pareva di essere escluso; non sapeva dare una linea logica e coerente al proprio comportamento, era sospettoso, di conseguenza i suoi atteggiamenti erano spesso poco razionali e non venivano compresi da chi si trovava ad avere a che fare con lui. Molti lo considerarono uno strampalato ed un antipatico ed egli ne soffrì ulteriormente. Lo psichiatra gli confermò che la strada era lunga e gli spiegò che doveva condurre la sua vita secondo il maggiore impegno; quello era il modo per venire fuori dalla sua situazione: attenersi strettamente alla terapia farmacologica e operare nella direzione della propria coscienza e della legittima soddisfazione. “Esercita il coraggio nelle cose di tutti i giorni, pur rimanendo nei limiti della ragionevolezza – gli disse – tanto nell’affermazione di te quanto nell’umiltà; rispetta te stesso e gli altri; addestra il tuo animo a vivere l’autenticità, coltiva l’attesa e riconosci la tempestività, fai ogni cosa con accuratezza, con gusto, non cedere alla grettezza e al tirar via; studia ciò che è giusto e ciò che non lo è: questo sarà il tuo investimento, ne avrai ritorni centuplicati; la miglior cura sarà la tua vita, potrà essere più faticosa di quella di altri, ma certo non meno significativa: quando la grande esperienza della tua vita di paura se ne andrà dalla paura mi darai ragione”. Ma queste parole Roberto le avrebbe capite soltanto più tardi, anche se in tempo per poterne fare tesoro. Per il momento si intestardì in comportamenti personali che lo condussero, nell’immediato, a delusioni ancora più frustranti.

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Nov 30

Capitolo XIV

Capitolo Quattordicesimo

di Aldo Carpineti

La salute di Roberto reagiva soltanto in parte alle cure dello psichiatra di Firenze: il ragazzo alternava giorni di discreto benessere ad altri di depressione e di ansia: il suo rendimento al liceo scientifico di via Sismondi ne risentiva sia in termini di diminuita capacità applicativa sia sotto forma di comportamenti in classe che gli insegnanti, pur disposti ad aiutarlo, consideravano di disturbo per tutti gli altri allievi. Roberto viveva frequentemente stati d’animo di eccitazione, che lo portavano ad eccessi di dinamismo scoordinato, altre volte era privo di ogni volontà di azione, anche soltanto intellettuale.

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Nov 29

Capitolo XIII

Capitolo Tredicesimo

di Aldo Carpineti

Malgrado la drammaticità della circostanza, né Attilio né Nicole ne rimasero sconvolti, ma per due ordini di motivi opposti: lui per una forma mentis che gli conservava livelli più o meno costanti di facile e superficiale indifferenza alle sfortune degli altri, fossero pure quelle del proprio figliolo; lei in virtù di una complessione intellettuale positivamente orientata all’ottimismo, con una variante quasi altrettanto generica, ma facilmente applicabile al particolare, nell’idea che ad ogni problema può corrispondere una soluzione: è vero che, al manifestarsi della malattia di Roberto, Nicole fu profondamente scossa, tuttavia, dopo poche giornate, grazie alla sua capacità di adeguarsi con lucido raziocinio a tutte le situazioni, anche le più difficili, seppe riprendere in mano l’orientamento e le fila della congiuntura, tornando in fretta ad essere più che adeguata ai propri ruoli vecchi e nuovi, pratici come di spirito: e questo era il modo migliore perché il figlio sentisse di poter contare su di lei.

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