P. Luigi Kerschbamer missionario: le Lettere. 25. Prime notizie dalle Filippine

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P. Luigi Kerschbamer missionario: le Lettere
25. Prime notizie dalle Filippine

Prime notizie dalle Filippine
«Tutto si faccia tra voi nella carità» (1 Corinzi 16,14)

Dai primi giorni in cui sono arrivato sono ormai cambiate molte cose, ci si abitua a certe realtà: il caldo continuo, a cui non faccio quasi più caso

di Gutti Carpineti

La casa sulla collina
La casa sulla collina

PRIME NOTIZIE

 «Tutto si faccia tra voi nella carità» (1 Corinzi 16,14)

Dai primi giorni in cui sono arrivato sono ormai cambiate molte cose, ci si abitua a certe realtà: il caldo continuo, a cui non faccio quasi più caso, il mangiare, la lingua e, purtroppo, le tante sofferenze e povertà. Il caldo è veramente grande e la città sempre piena di smog, cosi, quando si va al centro, si torna sempre neri per lo smog, e, logicamente, bagnati di sudore. Se vado sui jeepney, in pratica l'unico mezzo di trasporto per tutti, per me è veramente un problema: si sale dietro, ma proprio dietro, non c'è porta, ma un semplice scalino, poi, accucciati, bisogna andare a trovare un posto a sedere; l'autista riceve anche i soldi per i biglietti, che passano di mano in mano, fino all’autista che, con una mano, guardando in un grande specchio, dirige, stende indietro la mano per ricevere i soldi, e, guidando sempre, trova e restituisce gli spiccioli. Proprio la prima volta che ci sono entrato, stando cosi accovacciato, mi hanno dato una gomitata agli occhiali, ed è ormai da un mese che, nonostante tutti i tentativi, non sono ancora riuscito a centrarli nuovamente.

Per il momento, nella nostra comunità, siamo in otto, e, ancora una volta, la mano del Signore ci ha guidati: qual era la cosa più importante? trovare una casa…ma ecco che esattamente dopo una sola settimana, provvidenzialmente ne è stata offerta una, gratuitamente per un anno; l'abbiamo e ne ringraziamo tutti i giorni il Signore, anche perché è molto grande. Il cancello d’entrata rimane sempre aperto così chi vuole può venire nella nostra cappellina. È situata sull’unica strada che porta verso levante, è quindi un passaggio obbligatorio, per cui stiamo pensando di aprire una libreria di evangelizzazione e di tenere una serie di cassette religiose da dare in affitto.

Qual era poi, nei nostri progetti, l’altra cosa importante? conoscere persone che ci potessero aiutare? trovare un terreno per poi costruire?... niente di tutto questo. La nostra casa si trova vicino a varie pensioni giovanili; quasi tutte le case infatti offrono ospitalità a pagamento a giovani studenti di cui la città pullula, perché vengono qui dalle varie isole. Noi siamo nel gruppo giovanile carismatico dell'Università San Carlos (oltre 250). In pratica cogliamo i frutti di quanto altri hanno seminato. Attualmente fanno parte del nostro Formation-Center  otto giovani: alle sei del mattino vengono per partecipare alla nostra preghiera e per la Santa Messa; ci stimolano e ci aiutano col loro spirito di preghiera e con i loro canti; tutti sanno suonare la chitarra. Tutto il resto lo lasciamo nelle mani del Signore che a suo tempo ci provvederà il necessario. Abbiamo già il progetto di acquistare un terreno, a ponente, e per di più in alto, proprio secondo la profezia del Signore, da dove si possono ammirare tutta la città di Cebu e l'aeroporto; sono oltre 25.000 mq: proprioil posto adatto per costruire il nuovo seminario, una casa di ritiri, e la montagna della preghiera. Costa però 30.000 lire al metro quadrato. Come si farà? Il Signore riuscirà a risolvere i nostri (=i Suoi ) problemi; noi siamo solamente al Suo servizio.

Ogni giorno arrivano poveri, ciechi, affamati, lebbrosi, anziani a chiedere aiuto e il cuore non si può chiudere al fratello che soffre, questo aiuto è improrogabile. E se magari uno dopo l’altro, ne arrivano tanti, e il seminarista incaricato di stare alla porta ti viene a dire che ce ne sono ancora altri, che avrebbero anche bisogno di mangiare, e che lui vorrebbe dare due delle sue camicie e... vedendo un pò il mio tentennamento aggiunge…- ma è Gesù Cristo che sta soffrendo! -

Non è facile vivere nelle Filippine: tutto quello che è importato è carissimo; è più facile emigrare negli Stati Uniti, o nei paesi arabi a cercare lavoro, che riuscire a sbarcare il lunario qui. Persone di ogni età cercano di sopravvivere, vendendo per strada caramelle, o altro. Un litro di latte costa un quarto del salario giornaliero, una mela (penso al Trentino) costa il corrispondente di mille lire. Chiunque ha un metro quadrato di spazio che dà sulla strada, vende da mangiare.

Come religiosità i Filippini sono impressionanti. Sarà che fa molto caldo durante il giorno, ma la giornata incomincia presto: in tutti i quartieri si riuniscono alle quattro del mattino per il rosario dell'aurora. Le chiese sono sempre affollatissime. anche la nostra cappellina si riempie ogni giorno, alle sei del mattino, di studenti universitari per le preghiere del mattino e la Messa. La devozione principale è per il Santo Nino (Santo Bambino), devozione risalente a Magellano, che è arrivato nelle Filippine assieme a un frate agostiniano spagnolo, che recava con sè la statuetta del Santo Bambino e che celebrò la prima messa cinquecento anni fa.

Osservando i giovani, che sono con me, posso inquadrare le realtà sociali e spirituali delle loro famiglie. Prima di accettarli definitivamente nella nostra comunità, come candidati per il sacerdozio e la vita religiosa agostiniana, li invito per qualche giorno di osservazione reciproca ed essi vengono con un sacchettino nelle mani. Le prime volte, se erano accettati, li invitavo ad andare a casa per prendere la loro biancheria o le loro cose personali. Ma la risposta era sempre la stessa, che avevano portato già tutto: una maglietta e un paio di pantaloni di ricambio e basta. E io, che avevo difficoltà a far stare tutte le mie cose in una valigia col peso massimo di 20 chili per via dell'aereo, sentivo vergogna.

Appena arrivato a Cebu mi sembrava di essere capitato in una favela di Rio de Janeiro: catapecchie, case di paglia e… sul marciapiede, una cassa da morto col defunto. Perché? Perché finché era viva la persona dentro casa si poteva anche rannicchiare, per starci, ma con la cassa non era più possibile, così l'unico posto era la strada. Per di più pioveva, ma due bastoni e due sacchi formavano una tenda, quel tanto che bastava perché non si bagnassero le due candele.

Per celebrare la messa uso l'inglese, dove più o meno oramai mi arrangio, lascio invece la predica a una suora filippina, perché in fondo il popolo preferisce il cebuano, di cui per il momento conosco solo qualche parola. Quando sarò padrone dell'inglese allora comincerò con le lingue locali, il cebuano e il tagalo.

Ringrazio il Signore e i superiori che mi hanno permesso questa esperienza. Oh come si apprezza qualsiasi gesto di amicizia e di fraternità quando si è soli o stranieri! Oh come qualsiasi casa serve, quando si è senza casa! Oh come qualsiasi cibo diventa buono nei momenti di necessità!

Martedì 20 aprile 2021

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